Sono già passati sei mesi da quando Dora si è suicidata, aveva vent’anni.
Dora, che in greco significa “dono”, ha deciso di lasciarci: era un dono a tempo, “un prestito”, come dice Josè Saramago, ma….non lo sapevamo!
Non so se riusciremo mai a integrare in qualche modo tutti i black out che sono derivati nelle nostre vite e nelle vite di quelli che l’hanno conosciuta, i nostri duecento milioni di neuroni gastrointestinali sono ancora ben in subbuglio, ma in qualche modo dobbiamo reagire e continuando a ” ricordarla” per quello che è stata.
Grazie alla sensibilità dei professori del Liceo che frequentava, è nato un concorso per giovani artisti locali intitolato a Dora. Una iniziativa preziosa, rara nel nostro territorio, nella quale giovani, con la passione di Dora, hanno avuto la possibilità di far vedere i propri talenti. Sono state esposte opere che forse sarebbero rimaste solo personali, private di quella visibilità e valorizzazione che meritano.
Un altro “fiore” possiamo considerarlo l’apertura di una sezione, dedicata a Dora, di graphic novelles all’interno della biblioteca comunale del paese dove Dora aveva prestato il servizio civile. In questo modo l’amministrazione comunale ha dato voce alla passione per la lettura e per la cura del tratto grafico che era così grande in Dora come in altri suoi coetanei.
Altra bellezza, si, c’è così tanto bisogno di bellezza nelle nostre vite!
Chissà, forse la ricostruzione di senso che sentiamo così importante passa anche attraverso momenti di questo tipo.
Per salutarvi, ci piace condividere la riflessione di Josè Saramango alla quale prima abbiamo fatto riferimento:
“Figlio è un essere che Dio ci ha prestato per fare un corso intensivo di come amare qualcuno più che noi stessi, di come cambiare i nostri peggiori difetti per dargli migliore esempio, per apprendere ad avere coraggio.
Si. E’ questo! Essere madre o padre è il più grande atto di coraggio che si possa fare, perchè significa esporsi ad un altro tipo di dolore, il dolore dell’incertezza di stare agendo correttamente e della paura di perdere qualcuno tanto amato.
Perdere? Come? Non è nostro. E’ stato solo un prestito.
Il più grande e meraviglioso prestito, i figli sono nostri solamente quando non possono prendersi cura di se stessi.
Dopo appartengono alla vita, al destino e alle loro proprie famiglie.
Dio benedica sempre i nostri figli, perchè a noi ci ha benedetto già con loro.”