Siamo tre sopravvissuti. Sono trascorsi 2 anni da quando Andrea, 27 anni, ha rinunciato alla propria vita. Ricordare quel gesto mi procura un brivido.
Ogni volta che entro ed esco da casa, camminando a pochi passi da dove mio figlio è precipitato, metto in atto strategie di evitamento (fisico, mentale, emotivo).
L’ inimmaginabile, il disumano e la crudeltà hanno attraversato le mie viscere. Ancora oggi quando entro in contatto con Andrea…. il respiro cambia ritmo, il cuore è in subbuglio, i battiti aumentano, sale un’ oppressione verso la gola, una sensazione di maggiore calore cresce e mi avvolge tutto il corpo. A volte il pianto è liberatorio e offre sollievo, talune volte ancora, il pianto mi soffoca e vado in apnea…..provo ancora l’insostenibilità e il forte desiderio di raggiungerlo, non so dove,….. in un luogo di pace.
Il dolore, senza un figlio, è irreparabile.
Qualcosa attenua….il mio dolore, alzo lo sguardo, respiro in profondità e mi lascio guardare da chi mi è accanto o vicino. Comprendo che il dolore non è solo mio, accolgo il silenzio e le vibrazioni che quotidianamente avverto per il dolore che appartiene a mio marito e a mio figlio, secondogenito di 22 anni. Questa condivisione mi ha dato sollievo anche quando le nostre macerie hanno messo a dura prova anche la tenuta delle relazioni familiari più care.
L’immensità e la profondità mi travolgono e si apre uno spazio … sento il mio cuore dilatato e mi chiedo come posso riuscire a contenere tutto: l’orgoglio per Andrea, l’Amore che sento, per TUTTI, per la Vita.
Sento che non ho più paura della morte.
Accolgo spesso un’emozione fortissima, di profonda gratitudine verso Andrea, perché, attraverso la sua intensa sofferenza e questo nostro terribile dolore, mi ha fatto conoscere la Vita, quella vera, che non avrei mai voluto conoscere. Prende spazio nella mia mente e nel mio cuore la consapevolezza che la Vita di Andrea continua, lui c’è, ha agito e sta agendo ogni giorno, in ogni momento, una radicale trasformazione nella mia e nella nostra vita, che si sta irradiando!
“…. siamo così piccoli Andrea che forse non potevi immaginare che cosa avresti prodotto in questa tua e nostra nuova Vita…”
Poter essere un sopravvissuto… è possibile … è un vivere difficilissimo.
Ognuno ha il diritto di esserlo come ne è capace, ognuno si difende da questo terribile dolore come gli è possibile, penso che nessun sopravvissuto abbia nulla da rimproverare a se stesso per come sta facendo fronte alla propria esistenza. E’ possibile anche impazzire.
I sensi di colpa mi hanno devastato per lungo tempo. Questa perdita mi ha quasi totalmente destrutturata, resa una nullità, il continuare a vivere è una faticosa ricostruzione.
Perdere un figlio è disumano, perdere un figlio per suicidio è crudele.
Sono stata circondata da tanto affetto.
Prima di conoscere Soproxi, emergevo dallo stato di apnea, che è stato una costante quotidiana nei primi lunghi mesi, catturando il pensiero che la tragedia che stavo vivendo non era accaduta solo a me. Sapevo, senza conoscerli personalmente, di due genitori, che 3 anni prima, avevano perso l’unica figlia allo stesso modo.
“….se ce l’hanno fatta loro forse ce la potrò fare anch’io…..no ..io non ce la faccio!….. non ce la faccio!!……questo dolore non avrà mai fine….mai!!!!!
Ho subito compreso che da sola non sarei riuscita a sopportare il dolore per il suicidio di mio figlio se non mi fossi confrontata e nutrita del dolore di chi, prima e insieme a me, stava affrontando la stessa tragedia. Ho avuto anche il forte desiderio di conoscere e vedere in carne ed ossa dei genitori sopravvissuti.
Ricordo… la mia disperazione, il carico della colpa per tutto quello che non sono stata capace di capire e di evitare, il desiderio di riavere mio figlio, il bisogno di ossigeno, di un aiuto…… ricordo……. lo spazio che si è aperto quando ho ricevuto una e mail.
Naufraga disperata, dopo 5 o 6 mesi, ho intercettato Soproxi e ho ricevuto immediato riscontro. Ho capito che la mia sofferenza era stata accolta da qualcuno e conservata …… mi chiedevano come stessi e se fossi disponibile a partecipare ad un gruppo di auto aiuto, via chat.
Avevo già fatto un tentativo con il gruppo AMA di Milano e il contatto telefonico con una mamma sopravvissuta mi aveva un po’ confortata e tanto spaventata….ascoltare il dolore dell’altro…..???!!! Ho rinunciato, non ho avuto la forza di presentarmi.
La proposta di Soproxi, lì per lì, non mi pareva vera (il mio mondo di sofferenza trasmesso on line/però qualcuno l’aveva “tenuta”!!!) …una chat???….(la mia riluttanza all’uso del PC/ la protezione del rimanere a casa mia a parlare del mio dolore)… la possibilità di mettermi in gioco (che fatica!!!) …. ma con distanza.
Ho detto sì, ci sto, stando a casa mi sono sentita protetta.
E’ stata una esperienza STRAORDINARIA!!! senza la quale il mio essere oggi sopravvissuta sarebbe un’altra cosa. Non avrei mai immaginato che le parole potessero raggiungere così tanto il mio cuore, farmi risuonare una tale vicinanza e offrirmi il valore di una presenza che continua ad avere grande significato.
E’ stato un appuntamento settimanale al quale non avrei rinunciato per nessuna ragione al mondo. Tutte le persone a me care e vicine sapevano che questo era uno spazio per me intoccabile.
Avevo un luogo, un tempo, uno spazio dove depositare e dare voce al mio dolore, dove …..l’incontro con una sorella sopravvissuta e un’altra mamma, da poco sopravvissuta, mi hanno permesso di ascoltare e di scambiare emozioni, dubbi, pensieri, paure, fatiche, speranze.
Mi sono sentita accolta sostenuta e incoraggiata.
Dopo la chat ufficiale, Soproxi ci ha offerto l’opportunità di continuare ad incontrarci inviandoci puntualmente il file di ogni nostra chat supplementare che abbiamo mantenuto per altri 8 mesi. Mi sono sentita accompagnata e sostenuta.
Ancora oggi ho un contatto frequentissimo con le mie compagne di chat via e mail e sms.
Solo a pensarle provo un grande sollievo.
E’ stato un dono grandissimo, una condivisione straordinaria perché con il tempo il nostro dolore viene dimenticato…..sembra non esistere più. Noi ci scriviamo e continuiamo a svelare e a condividere, in uno spazio di grande intimità, il divenire della profondità di un dolore con cui far pace nella consapevolezza che non avrà mai fine, ma che insieme abbiamo imparato a lasciare scorrere.
Alda
2 Comments
Carissima Alda,
Come è toccante questa tua lettera così piena di dolore e allo stesso tempo ricca di speranza. Ho perso la mia amatissima mamma due mesi fa per suicidio. Nessuno ha capito quale fosse la gravità del disagio che la opprimeva, per non farmi preoccupare non mi aveva nemmeno detto di essere depressa e io, vivendo all’estero non me ne ero resa conto.
Il dolore per la morte di una persona amata per suicidio è indescrivibile, gravissimo, destabilizzante. Credo che sia un dolore dalle molte sfaccettature che porta con sé senso di colpa, impotenza, depressione, apatia e incapacità di concepire un futuro. Come hai detto tu, paradossalmente è come se solo questo dolore terribile ci possa fare aprire gli occhi sulla vita, riuscendo a apprezzare il momento presente come mai si era fatto prima e rendendoci capaci di analizzare la nostra interiorità in modo nuovissimo e sorprendente. Non so se il tempo renderà queste pene più sopportabili, mi auguro che l’aiuto di uno specialista possa risvegliare in me un tiepido senso di accettazione e pace e che loro da lassù ci aiutino a le andare avanti.
Cara Alda leggere te e la tua ” apnea” lascia aperto uno spiraglio di ” possibilità ” in un oceano di dolore. Ho perso mio marito 2 anni fa ( si è suicidato) ragazzo splendido, intelligente. Un esempio di onestà e integrità morale. Ho perso l’ altra metà della mela e accettarlo e’ drammaticamente difficile, come il fatto di ammettere di non poterlo più vedere. Questa tragedia ha cambiato il mio modo di sentire la vita ma a quale prezzo? Ci sono attimi in cui tanto e’ forte il dolore, tante le lacrime che scendono ininterrottamente da far male il cuore a respirare e ti chiedi se tutto questo strazio passerà un giorno, ti domandi quando e se la tua vita tornerà alla normalità, rifletti sulla sostenibilità fisica del dolore. E a queste domande non trovo risposta. Non riesco più a sperare di riavere una vita ” normale” come gli altri. Vorrei tanto tornare ad essere serena e speranzosa nei confronti del domani ma è un’ ardua impresa. La tragedia ha colpito ogni singolo centimetro di relazioni umane, gli equilibri familiari sono stati messi a dura prova e ancora oggi qualche volta tremano. Se mi guardo indietro sono consapevole dei passi che ho fatto ma altrettanto realista da sentire che il cammino e’ ancora lungo, ed io però non ce la faccio più a vivere con il dolore e la solitudine. Vorrei tornare a sorridere e a provare un po’ di leggerezza nel cuore..che non possiedo più. Invidio, in senso buono, le coppie che camminano mano nella mano e che si sorridono, ripensando a quando quel suo sorriso mi completava e mi faceva sentire al sicuro e mi rassereneva.
Quel sorriso era lo scopo della mia vita.