Mio padre si è tolto la vita 17 anni fa; non so in quale modo ho elaborato il lutto, ma so di averlo fatto in qualche maniera. Di certo so quanto segue:
Soffrivo di attacchi di panico e di ansia già da prima della morte di mio padre e avevo già una vaga idea di cosa fosse quel peso che rode da dentro il petto. E sapevo anche cosa voleva dire non parlarne e non cercare aiuto per paura di non essere capiti.
Per queste ragioni non ho percepito il gesto di mio padre come un qualcosa di egoistico, anzi, credo che lui pensasse di essere un freno per me e per mio fratello e l’ha fatto follemente per noi. Ovviamente questa è una scelta senza senso, ma lui vedeva davvero la realtà distorta in quella maniera. Pochi giorni prima di morire pianificò tutto, anche di affittare per noi un appartamento in città, forse pensava che sarebbe stato meglio quell’ambiente per noi, ad ulteriore dimostrazione che fosse preoccupato per noi e che nella sua testa il suo piano suicida aveva un senso.
Non ho vissuto molti sensi di colpa perché lui non ci ha dato modo di capire, non volendoci fare stare male per lui. Mi spiace non avere compreso, ma sono davvero convinta che nessuno di noi familiari avrebbe potuto fare qualcosa. Sapevamo che lui non era felice, ma non abbiamo capito quanto lo fosse. Un noto terapeuta lo aveva in cura, noi pensavamo che questo fosse sufficiente. Evidentemente le cose non sono andate come speravamo e come questo professionista credeva.
Mia mamma è la donna più zen che io conosca, per carattere e per la sua incrollabile fede religiosa; questo suo essere radicata ha senz’altro aiutato molto me e mio fratello, che all’epoca era minorenne.
Io credo che la morte sia l’unica cosa certa una volta che si viene alla luce e che non ci sia molta differenza tra un tipo di morte e un’altra, nella misura in cui il lutto interessa una persona che amiamo.
Credo inoltre che la depressione sia una malattia e come tale vada considerata; troppe volte ho taciuto il motivo della morte di mio padre perché in passato mi sono state riportate frasi che mi hanno ferita, anche da parte di persone amiche: “fortunato lui che non ha vissuto l’agonia di malattie come il tumore”, oppure “ma aveva avuto tutto dalla vita! Una persona con poche risorse economiche o senza una bella famiglia cosa dovrebbe fare allora?”
Mi fa male vedere che il suicidio è spesso considerato una morte di serie B, come se fosse una scelta di una persona sana e lucida. L’agonia c’è – e non poco – per arrivare ad un gesto simile.
E mi fa male che la depressione, che purtroppo conosco fin troppo bene e che è così largamente diffusa, non sia affatto compresa dalla maggior parte delle persone, come se fosse un semplice stato d’animo di una persona svogliata.
Io penso esista un modo per alleviare la mancanza di qualcuno, onorandone contemporaneamente la memoria. È il cercare di vivere come i nostri cari avrebbero sognato per loro stessi e per noi: in modo sereno, in linea coi nostri valori, imparando ad accettare e ad apprezzare il presente con le sue sfide, passando il tempo con persone di valore. E quando si è raggiunta una certa serenità, aiutando altre persone a vedere che la vita non è proprio così orrenda come a volte sembra. Così ho fatto, in questo modo sono riuscita a farcela.
28 Comments
Ciao Fra, mio padre ha fatto una cosa simile, si é suicidato un mese e mezzo fa. Sto malissimo.
Mi farebbe piacere parlarne, se vuoi.
Grazie.
Ciao Alessandra, il mio ha deciso di andarsene ieri. Puoi immaginare come sto come io posso immaginare come tu stia, ma condividere lo stesso dolore forse può alleviare per un secondo ciò che proviamo
Ciao Alessandra, se vuoi parlarne io ci sono. Ho perso mio padre nello stesso modo 13 anni fa.
Anche il mio si è tolto la vita 3 mesi fa. Sono distrutta, la vita mi fa schifo.
Anche mia madre si è suicidata 3 mesi fa,e lo trovata io in bagno , è molto dura sto facendo un percorso di psicoterapia
Buon pomeriggio, ho letto i vostri pensieri, sono davvero toccanti e unici. Il coraggio e l’umanità che ho trovato in ognuno di loro sono anche miei. La forza di reagire e di perseguire il cammino, la rotta, personalmente la trovo principalmente nella volontà di chi non è più su questa terra lasciandomi un dolore enorme da accettare. Ma non solo.
Ogni ricordo, ogni giorno, cerco quindi di viverlo con un sorriso e con gratitudine .
Ciao Anna, ti ringrazio per aver condiviso la tua esperienza. Mia madre è morta 4 mesi fa, dopo vent’anni di lotta alla depressione, in un momento in cui apparentemente sembrava andare meglio.
Razionalmente, condivido tutto quello che dici, ne sono convinta anchi’io, noi tutti. Sono le cose che mio papà ha detto in chiesa al suo funerale per cercare di far capire alla gente cosa è successo.
Solo che ora sto nuovo male, il dolore è tornato acuto e straziante.
Dopo lo shock iniziale, mi sono data del tempo e piano piano ho ripreso la mia vita. Ma da due settimane circa, il dolore mi lacera ed è quasi ingestibile.
Non lo accetto.
A parte il mio bambino, ho difficoltà a gioire per tutto. Quasi mi danno fastidio le belle notizie.
E’ un percorso dolorosissimo…
Grazie ancora per darmi una speranza.
Mia madre si é suicidata 17 anni fa, non mi sono fatta seguire da nessuno mi sono rimboccata le maniche e in qualche modo ne sono venuta fuori.sono arrivata a questo sito per caso stasera, e ho letto i vostri commenti, mi sono fatta un bel pianto, mi sono commossa leggendovi, mi sono sentita meno sola e mi sono resa conto di non averne mai parlato con nessuno, per paura di non essere capita, per non intristire gli altri e perché mi vergogno. Sono passati tanti anni e me ne sono fatta una ragione, ma ho ancora tanti strascichi soprattutto nel rapporto con gli altri. A voi capita di non sapere esprimere i vostri sentimenti i vostri pensieri? Non solo in riguardo alla morte del vostro familiare o amico, ma in ogni situazione..a volte penso che faccio finta di essere uscita dal lutto, che me la racconto…
ho 20 anni
mio papa si è suicidato una settimana fa
ho bisogno di parlarne con qualcuno che è stato nella mia stessa posizione, mi farebbe bene sapere che c’è l’avete fatta
grazie di cuore
Ciao Irene, ho 21 anni . Mio papà si è suicidato a settembre di quest anno. Se ti va di parlare con qualcuno a me farebbe molto piacere
ciao Aurora, mi farebbe un sacco piacere
ho già risposto ma non so se lo pubblicheranno perchè ho messo il mio nome e cognome
non so come fare a metterci in contatto:(
Carissimi, se volete entrare in contatto e comunicare tra voi iscrivetevi al gruppo fb di soproxi “usciamo allo scoperto”.
un abbraccio, SOPROXI Team
Ciao mio padre si è suicidato quasi tre anni fa, se posso esserti di aiuto parliamo se ti va ti posso dare dei consigli come andare avanti, ma ricorda sopravvivi e ci convivi con questo dolore. Isto male ogni giorno sempre di più, a volte guardo la sua foto e gli racconto la mia giornata.
Ciao Andrea
si mi farebbe un sacco piacere
sul serio
ciao Andrea, per mettervi in contatto e comunicare tra voi iscrivetevi al gruppo fb di soproxi “usciamo allo scoperto”.
un abbraccio, SOPROXI Team
Cara Irene, mio papà si è tolto la vita il 1 giugno di quest’anno. Il dolore è forte e la ferita è ancora aperta. Capisco molto bene cosa stai passando. Lotto ogni giorno con questa realtà e ogni giorno rivivo quei terribili momenti. Ci sono momenti di felicità, aumentano con il tempo….nelle prime settimane mi sentivo in colpa se provavo felicità per qualcosa e se ridevo, pian piano capirai che è giusto tornare a provare questi sentimenti….datti del tempo, tempo per piangere e tempo per sorridere.
Ciao Genni
grazie di cuore per aver risposto al mio commento, è tanto difficile..
ce la sto mettendo tutta
grazie per la tua testimonianza, veramente preziosa.
Mio padre si è suicidato il 24 settembre 2021.. l ho trovato io, mi ha lasciato un biglietto: scusami per il male che ti ho procurato.. mi sembra di impazzire! Stava per scrivere ti voglio bene..ma non è riuscito a finire la frase… ora sembra a me di impazzire, mi manca
Mi ha colpito molto la tua storia.
Proprio oggi dopo 20 anni dalla morte di mio padre in circostanze misteriose, mi zio ha rivelato la vera causa della sua morte ed ho scoperto che mio padre faceva uso di cocaina e anfetamina e una forte crisi di astinenza l’ha portato al suicidio..
Io ero una bambina piccola e i miei parenti mi hanno sempre detto che era morto per altre circostanze.
Sinceramente sono sconcertata. Ci sono cose che ci cambiano per sempre…
Sono Lea e mio papà si é suicidato quando avevo 15 anni, 9 anni fa.
Ancora oggi scrivendo queste parole é come se non realizzassi davvero che sto parlando della mia vita, ancora oggi lavoro su questa perdita e ho fatto molti passi avanti da allora.
Solo oggi riesco a condividere la mia storia.
Leggendo le testimonianze, mi colpisce come le sensazioni che descrivete siano come le mie e quanto spesso ci si senta soli quando non lo si è affatto. Quindi se anche tu ti trovi qui per cercare conforto o risposte o qualunque altra cosa, spero che leggendo ti senta meno solo come é successo a me leggendo le storie degli altri.
Quando mio papà é morto, io ho provato moltissima vergogna, paura di giudizio, di essere compatita. Mi sono sempre vergognata di provare tutto questo, come se la vergogna fosse solo un sentimento superficiale.
Ho nascosto tutto sotto al tappeto e mi sono distaccata dalle emozioni finché ho potuto, per non sentirmi debole, mi faceva infuriare chi diceva di andare da uno psicologo.
La vita ha scelto per me più che io lei, finché degli attacchi di panico sono venuti a dirmi che così non poteva funzionare, a scuotermi. La mia psicologa mi disse saggiamente che “a volte il corpo ci parla”.
Ancora oggi vivo il peso dello stigma del suicidio, di questa morte lampo che toglie valore a chi di valore ne aveva tantissimo. Un commento l’ha definita molto saggiamente “morte di serie b”. A voi, che non avete potuto salvare i vostri eroi come me, dico che il silenzio non gli rende giustizia e ci tiene legati al passato. Ci auguro di parlarne forte e di saper guardare al futuro.
Cara Lea, grazie per averci ricordato che il silenzio non rende giustizia ai nostri cari.
Io dopo ormai 21 anni dalla morte di mio papà mi rendo conto di non sapermi ancora esprimere bene su questo tema, quindi grazie per aver dato nuovamente voce alle mie emozioni.
Grazie anche a chi ci permette di confrontarci.
Ciao Anna, mi ha colpito la distanza temporale che hai rimarcato. Per me sono passati 21 anni, ne avevo sedici quando successe quel che successe. Non sto a sottolineare le difficoltà che ho da allora e i livelli di stress che ho imparato e non ho imparato a gestire. Nel tempo ho conosciuto questo sito e ho partecipato a un gruppo e ho avuto modo di “toccare” molti temi preziosi. Sono passati diversi mesi da allora, non mi connettevo qui da un po’. Capita dopo così tanti anni di avere anche periodi di “riposo” da certi pensieri – mentre rincorro altre preoccupazioni. Ma è proprio il tempo, il suo scorrere, a costituire un rimbalzo tra il presente e il passato. E così anche una distanza così lontana (“21 anni! Tempo per farsene una ragione…” mi immagino di sentirmi dire, perché comunque è un tema di cui non parlo) appare improvvisamente vicinissima. I ricordi li portiamo sempre con noi, anche quelli lieti. Un saluto a te (e allo staff).
Ciao Marco, ora sono 21 anni anche per me e… quanto ti capisco! La vita va avanti, una ragione la si trova in qualche modo, ma leggere voi fa riflettere e anche sentire meno soli. Cari saluti.
Per me sono quattro anni sono convinta di averla superata ma mento.
Non ne ho ancora mai parlato a nessuno,penso che a nessuno possa interessare caricarsi di tanta pesantezza.
Cara Anna,
anche io condivido quello che pensi e vorrei gridarlo a gran voce al mondo. La depressione è una malattia, forse molto più grave di molte altre clinicamente più diagnosticabili. C’è chi ne soffre per anni e chi, come mio marito, ne viene travolto in un paio di settimane. Aveva solo 38 anni e la nostra prima bimba era nata da solo 1 mese. Questa malattia tremenda lo ha divorato, è arrivata a dominarlo al punto da non fargli più vedere una luce. Eppure era un marito, un figlio e un padre, per quel poco che è stato, eccezionale. Un ragazzo che ha amato la vita, sapendo quanto fosse “privilegiato” nell’essere sano prima di ammalarsi di depressione. Mio marito infatti era infermiere e lo faceva per vocazione; si dedicava ai suoi pazienti con altruismo, responsabilità e amore. All’inizio è stato difficile capire il perché di un gesto così estremo, ce ne aveva parlato nei giorni prima e aveva deciso di sua spontanea volontà, di andare da uno psichiatra per farsi aiutare. Poi cominciò a dire di non essere malato ma di essere “sbagliato”. Questa tremenda malattia lo ha completamente distaccato dalla realtà, era sopraffatto da mille preoccupazioni e ansie e non era più lui. Ogni giorno che passava era sempre peggio ma mai avremmo pensato che arrivasse, in così poco tempo, a prendere una così terribile decisione. Ho subito cercato aiuto da uno psicoterapeuta il quale mi ha spiegato la depressione a livello clinico affinché appunto capissi che quella di mio marito non era stata una scelta, lui in quel momento non c’era, non era lui, era dominato dal questa subdola e tremenda malattia della mente . Penso che oggi ci sia ancora molta ignoranza sul tema e la mia missione è di diffondere al mondo la conoscenza di questa malattia per poterla prevenire e affrontare senza vergogna e senza paura. Oggi purtroppo siamo ancora molto indietro. Da quando è successo, molti casi simili mi sono stati riportati da amici e conoscenti, questo significa che il problema è molto diffuso ma non se ne parla. Per vergogna, per paura del giudizio degli altri, per ignoranza. Dobbiamo invece parlarne e non sottovalutare le patologie dell’umore e della mente.
Per me è stato fondamentale capire come ha agito la malattia su mio marito per andare avanti e farmene una ragione. Se qualcuno mi chiede cosa è accaduto, io rispondo che era malato perché è questa la realtà. Se non capiamo questo ci risulterà sempre inaccettabile la perdita di un nostro caro e continueremo a darci delle colpe che non abbiamo e verosimilmente ci ammaleremo anche noi.
La vita va avanti e anche una perdita ci può aiutare a vederla con altri occhi, a capire il valore profondo delle relazioni con gli altri e cercare di essere migliori. Come dici tu, prima dobbiamo ritrovare una nostra serenità e un nostro equilibrio per poi poterci dedicare anche agli altri.
Ti sono nel cuore. Un abbraccio.
Cara Paola,
scusami se ti rispondo dopo secoli. Grazie per aver voluto condividere la tua esperienza.
Mi fai riflettere sul fatto che forse dovremmo parlare maggiormente della depressione.
Ti sento molto vicina. Grazie di cuore.
Anna
Grazie della tua testimonianza, Anna. Io ho perso un’amica cara che aveva due figli meravigliosi, e vorrei che fossero ben certi di questa cosa che dici: per la loro madre, così come per tuo padre, non c’è stato egoismo e non c’è stato il minimo intento di fare del male a chi resta.
Nella depressione “l’agonia c’è”, dici giustamente, come per le altre malattie, quelle che si vedono. Questa è una malattia della mente, qualcuno dice dell’anima, ed è più difficile riconoscerla come qualcosa di concreto. Ma non è una cosa di cui vergognarsi: bisogna parlarne, cercare di spiegarla a chi la sottovaluta. Una mia amica mi ha detto che il desiderio di morte è “come un tremendo mal di denti”: quando la vita diventa quel dolore, desideri soltanto che passi. Ricordiamoci che i nostri cari non ci hanno lasciato per insensibilità o egoismo, ma perché qualcosa di fondamentale si era inceppato e non hanno avuto la fortuna di trovare l’aiuto giusto al momento giusto, o forse non hanno saputo chiederlo, quell’aiuto. Sono felice che tu sia riuscita a sgombrare il campo dal rancore e dai sensi di colpa, e spero tanto che lo stesso accada ai figli della mia amica. Ti abbraccio, cara omonima!