“La valle dei fiori” è un cimitero dove i fiori sono di plastica colorata, perché si trova a Tasiilaq, nella Groenlandia orientale, tra montagne imponenti e venti gelidi, dove non possono crescere piante e la vita non è certo semplice.
Questo libro è un pugno nello stomaco, è diverso da tutti i libri che io abbia mai letto, per lo spudorato coraggio con cui è scritto (anche tecnicamente) e perché mai come nessun altro ti prende per mano e ti conduce verso un abisso che non vuoi guardare, ma dentro il quale non puoi fare a meno di scendere.
La scrittrice è Niviaq Kornelliussen, classe 90, millennial, lesbica, attivista e, soprattutto, Groenlandese. È l’unica autrice del suo paese tradotta e diventata la voce internazionale di questa isola bellissima e ostile, è l’unica a dare voce ai giovani inuit e alla loro solitudine.
Questo libro ha vinto nel 2020 il Premio del Consiglio Nordico, che è il più alto riconoscimento letterario scandinavo, ed è una vittoria strameritata e necessaria, sia per la grande capacità stilistica della scrittrice (scritto in danese, tradotto dalla stessa in groenlandese) sia per aver sbattuto in faccia alla sua nazione e al mondo intero il triste primato della Groenlandia, quello del numero maggiore di suicidi dei giovani tra i 15 ed i 30 anni.
L’autrice lo fa dividendo il libro in tre parti (loro, tu, io), dove attraverso la protagonista (di cui non viene mai detto il nome, ma che impariamo a conoscere, prima ad amare e a giustificare, poi progressivamente a non sopportare, così come non si sopporta il dolore e la sofferenza) si analizza la drammatica situazione di quest’isola, da cui è difficile scappare, che è considerata di scarso interesse e filtrata di razzismo dagli stessi danesi, dove i giovani sono lasciati soli e non esiste o quasi un servizio di salute mentale e supporto psicologico e psichiatrico per combattere un enorme disagio che attanaglia la popolazione. I giovani che si tolgono la vita in Groenlandia sono un numero preoccupante e la mancanza di interesse delle autorità non permette nessuna speranza di risolvere realmente il problema.
La scrittrice racconta come tutti abbiano perso qualcuno per questo motivo, il che rende la Groenlandia un intero paese di sopravvissuti, a loro volta lasciati soli tra il buio della lunga notte artica e un’estate in cui il sole non tramonta mai, rende difficile, se non impossibile, dormire, porta alla luce obbligata chi si vorrebbe nascondere.
Questo libro è una voce disperata, feroce, coraggiosa, sublime, i capitoli sono un conto alla rovescia (si parte da un numero e si va a ritroso) dove il lettore viene trascinato e affascinato, i social media sempre presenti e giudicanti, la difficoltà di amare, di accettarsi e di farsi accettare ci portano in una spirale da cui non sappiamo più se possiamo o vogliamo uscire.
Durante la premiazione Niviaq Korneliussen si è rivolta direttamente ai giovani, al pubblico di ragazzi che la ha amata e sostenuta e di cui lei si sente responsabile. Le sue parole sono piene di speranza e d’amore.
“Ho deciso di dedicare questo discorso a coloro per cui scrivo, siete il motivo per cui ho vinto questo premio. Abbiamo un sistema che vi trascura ripetutamente quando avreste più bisogno di aiuto, non si assume responsabilità, la scaricano su di voi, voi che nemmeno sapete se sarete in grado di passare la notte (…). La verità è che il vostro posto nel mondo è quanto di più importante ci sia, siete amabili, pieni di talento e belli. Grazie per resistere nei momenti più bui, grazie per esserci”.