Assenza,
più acuta presenza.
Vago pensier di te
vaghi ricordi
turbano l’ora calma
e il dolce sole.
Dolente il petto
ti porta,
come una pietra
leggera.
Oggi presentiamo per il nostro blog Assenza, uno dei componimenti più conosciuti di Attilio Bertolucci (San Prospero Parmense, 1911 – Roma, 2000), poeta che ha attraversato tutto il ‘900, padre dei registi Bernardo e Giuseppe.
Assenza fa parte della prima raccolta di Bertolucci, intitolata Sirio, del 1929. È una poesia breve, di appena dieci versi, dalla costruzione sintattica apparentemente semplice e dalle scelte lessicali altrettanto “piane” – come in tutta l’opera di Bertolucci, d’altro canto.
Eppure, in questa cristallinità della voce poetica che si appella a un “te” sconosciuto ai lettori, esiste maestria nell’uso di figure retoriche. A partire dall’ossimoro quasi lapidario “assenza / presenza” fino agli altri contrasti che ci fanno visualizzare l’interiorità del poeta: pensiero e ricordi, leopardianamente vaghi, che turbano l’ora calma; gli aggettivi dolente e leggera in apertura e chiusura della seconda parte della poesia; la ripetizione della p in petto, porta, pietra e altre figure che non stiamo qui ad analizzare.
Questa “rete” sapientemente tessuta da Bertolucci emoziona perché chiunque di noi percepisca l’assenza di una persona amata – e forse poco importa se sia morta o viva – si rende conto di quanto siano veri questi contrasti dell’anima. L’assenza fisica diventa una presenza acuta, che fa quasi male come uno spigolo nel nostro fianco. I ricordi, sempre “vaghi” perché comunque neanche loro si possono toccare, dai contorni indefiniti, turbano i nostri momenti di quiete e anche le giornate migliori, passate al dolce sole.
Il peso del lutto si mostra come antica metafora nel petto dolente, che infatti porta la persona assente, proprio caricandola con sé. Infatti, non riusciamo a concepire immagine migliore di quella di una pietra leggera sul cuore, per dire cosa sono i nostri cari, dentro di noi.
Forse per alcuni, per i sopravvissuti soprattutto, questa pietra non è così leggera come la sentiva Bertolucci, ma ormai si è incastonata lì, e il tempo non la farà rotolare via. Tanto vale, se ci riusciamo, renderla una pietra preziosa.
(Valentina_SOPRoxi)
4 Comments
E’ vero.. non si pensa così tanto alla persona amata se non dopo averla perduta, più presente di prima, mentre cerchiamo di conservare il ricordo del viso, della voce… che la polvere del tempe ricopre
E’ così, non pensi così tanto alla persona amata se non dopo averla perduta… mentre cerchi di tener vivo il ricordo del viso, della voce… che la polvere del tempo ricopre
assenza più acuta presenza,
come la comprendo,
ora,
è come un fulmine a ciel sereno che getta luce a illuminare,
per un attimo,
la nostra realtà di acuta impermanenza
Profondissime le tue parole Mauro, grazie.
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