Violeta Parra incide questo celebre inno alla vita nel 1966, poco prima di suicidarsi.
Violeta poetessa, musicista, pittirice, scultrice, intellettuale. Violeta comunista, donna di Popolo, che lotta per il suo paese – il Cile – armata di una coscienza civile inestinguibile, genio e creatività largamente ignorati durante la sua vita. Appassionata e tormentata come vuole la cultura pop sudamericana, soffia sul fuoco del folklore per tenerlo vivo e presente. Si sposa, mette al mondo quattro figli (l’ultima dei quali muore bambina), gira il mondo, espone sue opere al Louvre, s’innamora di un antropologo e clarinettista svizzero, che però a un certo punto se ne va e sposa una giovane boliviana. La depressione si porta via Violeta una sera di febbraio del 1967, nella casetta accanto al suo tendone da circo dove aveva appena cantato queste parole:
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me dió dos luceros, que cuando los abro
Perfecto distingo, lo negro del blanco
Y en el alto cielo, su fondo estrellado
Y en las multitudes, el hombre que yo amo
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado el oído, que en todo su ancho
Graba noche y día, grillos y canarios
Martillos, turbinas, ladridos, chubascos
Y la voz tan tierna, de mi bien amado
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado el sonido, y el abecedario
Con el las palabras, que pienso y declaro
Madre, amigo, hermano y luz alumbrando
La ruta del alma del que estoy amando
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado la marcha de mis pies cansados
Con ellos anduve ciudades y charcos
Playas y desiertos, montañas y llanos
Y la casa tuya, tu calle y tu patio
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me dió el corazón, que agita su marco
Cuando miro el fruto del cerebro humano
Cuando miro el bueno tan lejos del malo
Cuando miro el fondo de tus ojos claros
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado la risa y me ha dado el llanto
Así yo distingo dicha de quebranto
Los dos materiales que forman mi canto
Y el canto de ustedes, que es el mismo canto
Y el canto de todos, que es mi propio canto
Gracias a la vida, que me ha dado tanto.
Parole che in tanti hanno tradotto e suonato e cantato: tra questi Joan Baez, Mercedes Sosa, Elis Regina, Herbert Pagani, Placido Domingo, Yasmine Levy. È stata cantata anche in francese, finlandese, svedese. Ne esiste una toccante versione dal vivo di Andrea Parodi dei Tazenda, l’ultima in assoluto che abbia eseguito in concerto.
Anche Gabriella Ferri ha prestato la sua voce a questa canzone. Anche lei donna di Popolo, attrice di teatro e cantante, ricercatrice del repertorio folk romanesco, anche lei passionale, esuberante e tormentata.
Nel 1971 traduce così la canzone di Violeta (presente anche nella colonna sonora del film Le fate ignoranti con cui si inaugura questo blog):
Grazie alla vita che mi ha dato tanto
mi ha dato due occhi che quando li apro
chiaramente vedo il nero e il bianco
chiaramente vedo il cielo alto brillare al fondo
nella moltitudine l’uomo che amo
Grazie alla vita che mi ha dato tanto
mi ha dato l’udito così certo e chiaro
sento notti e giorni, grilli e canarini
turbini, martelli ed i lunghi pianti di cani
e la voce tenera del mio amato
Grazie alla vita che mi ha dato tanto
mi ha dato il passo dei miei piedi stanchi
con loro ho attraversato città e pozze di fango
lunghe spiagge vuote, valli e poi alte montagne
e la tua casa e la tua strada e il tuo cortile
Grazie alla vita che mi ha dato tanto
del mio cuore in petto il battito chiaro
quando guardo il frutto della mente umana
quando vedo la distanza tra il bene e il male
quando guardo il fondo dei tuoi occhi chiari
Grazie alla vita che mi ha dato tanto
mi ha dato il sorriso e mi ha dato il pianto
così io distinguo la buona o brutta sorte
così le sensazioni che fanno il mio canto
grazie alla vita che mi ha dato tanto
Non sappiamo cosa pensasse Violeta quando ha scritto queste parole che vanno dritte al cuore e che poco hanno bisogno di commenti. Non sappiamo se già pensasse di anticipare la sua fine. Ma è facile leggere la canzone come un testamento oltre che una dedica all’uomo che amava e che l’aveva abbandonata.
Non sappiamo con certezza se Gabriella, trentasette anni più tardi, si sia buttata dal balcone del primo piano della sua casa o se sia stato un incidente dovuto a un malore, come insiste la famiglia; ma sappiamo che da anni soffriva di depressione e sappiamo che non sempre i suicidi avvertono, prima di andare via. Non sempre lasciano messaggi, appigli, conforti.
Ma possiamo prendere questo canto per quello che è: sincero atto d’amore per l’esistenza, per la forza del corpo e la fecondità della mente, per il mistero dei sensi e della natura, della gioia e del dolore, dell’essere.
Tra le canzoni che hanno invece per tema esplicito il suicidio, per contrasto vorrei citarne una, che suona come una dolce ballata. Damn it, Rose, si intitola. Accidenti, Rose. L’ha scritta Don Henley (batteria e voce degli Eagles) ed è un’amara accusa rivolta all’amica che si è tolta la vita lasciando un figlio piccolo e una scia di dolore, vergogna, rabbia. Henley ha detto in un’intervista nel 2000: «E’ importante sottolineare che il suicidio è un gesto incredibilmente ostile ed egoistico».
Noi però preferiamo pensare che sia un gesto umano, come diceva Demetrio Paolin da me intervistato per questo blog, e che non sia, salvo in rari casi, da imputare a egoismo o «ostilità». Qualcuno dice addio alla vita ringraziandola, avendola amata; a noi l’arduo compito di accettare la loro partenza e cercare di curare le nostre ferite senza condannarli, continuando ad amarli.
(a Grazia, amica-sorella, 2 marzo 1963 –13 giugno 2014)
(Anna_SOPRoxi)
6 Comments
Penso, chissà perché, ai figli di cui sembra essersi dimenticata…Maledetta depressione bisogna cmq concludere…
Due dei figli di Violeta, ,Ángel e Isabel, hanno ereditato da lei la passione per la musica: https://it.wikipedia.org/wiki/Isabel_y_Ángel_Parra
La piccola Rosita Clara morì bambina, e la madre le dedicò la canzone “Verso Por la Niña Muerta”. Carmen Luisa è morta di cancro nel 2007. Non credo che Violeta possa essersi “dimenticata” dei suoi figli; probabilmente ha chiesto loro di vivere anche per lei. E lo hanno fatto. E… maledetta depressione, sì, senza dubbio.
grazie Anna!
Grazie a te che mi hai letto, e a Soproxi che ci offre questo “spazio intimo, ma aperto” per condividere e trovare bellezza!
“Noi però preferiamo pensare che sia un gesto umano e che non sia, salvo in rari casi, da imputare a egoismo o «ostilità». Qualcuno dice addio alla vita ringraziandola, avendola amata; a noi l’arduo compito di accettare la loro partenza e cercare di curare le nostre ferite senza condannarli, continuando ad amarli”. Meravigliose parole che mi han fatto piangere. Ma è un pianto liberatorio e rasserenante. Perché è anche il mio pensiero, probabilmente formatosi anche grazie alle bellissime parole che il mio amore mi ha lasciato prima di togliersi la vita.
Grazie di cuore.
Arianna
Grazie a te, Arianna. E soprattutto, grazie a Violeta 🙂