Sarah Kane ha scritto questo testo due giorni prima di uccidersi. È uno dei testi più crudi e allo stesso tempo poetici che siano mai stati scritti, con cui riesce ad far vibrare le corde più profonde dell’animo di chi ha già deciso di morire ma vuole lanciare un ultimo, disperato grido di aiuto.
Psicosi delle 4:48 è un testo veloce, in cui le immagini si susseguono per associazione. Spesso le associazioni non avvengono per analogia ma per contrasti. E allora è un continuo esserci / non esserci, un continuo cercare e rinunciare. Dice:
Il desiderio di scomparire si oppone a quello di essere presente. La protagonista sente le voci di chi le è accanto e cerca di aiutarla, ma non può. È come se ci fosse lei e contemporaneamente tutte le altre persone che percepiscono il suo male e in fondo ne sono turbate.
Dentro quelle che sembrano allucinazioni si nasconde una grande lucidità. Quella di chi riesce a vedere e sentire tutto quello che di solito viene taciuto. Di una persona di una sensibilità senza fine.
Vengono toccati tutti gli aspetti della depressione più nera. La consapevolezza di essere un peso per gli altri, la consapevolezza di non essere desiderati perché elemento disturbante della quotidianità altrui, perché portatori di tristezza. Il tentativo semplificatorio di scagionare il depresso dai sensi di colpa con la frase “Non è colpa tua, sei malata”
Si sente in colpa, chiede scusa, se ne vergogna. Ciononostante va avanti, continua a seguire il flusso dei propri pensieri e di quelli suggeriti dai dialoghi immaginari con gli Altri. Sempre a metà fra il desiderio di restare sola e quello di essere
A costo di non essere più riconosciuta, nemmeno da se stessa
La ricerca degli Altri e l’ossessione del giudizio degli Altri evocano le sue suggestioni
Traspare dal testo una rabbia ancora viva. La protagonista non si è arresa alla sua malattia e ironizza sui medicinali che le sono stati somministrati finora:
Dentro ci sono rabbia, disperazione e un dissidio interiore lancinante. La rassegnazione alla autodistruzione e la contemporanea ricerca di una via di uscita
La sua è una perenne richiesta di aiuto
La barriera fra lei e l’interlocutore che ha davanti il suo dolore, qui simboleggiato dal braccio tagliato, ma che non ha il coraggio di chiederle il motivo della sua autolesione. La paura del dolore negli Altri e il dolore stesso che si confrontano nell’urlo disperato del:
O del più articolato:
Il suo urlo disperato non viene però raccolto da nessuno e
Non importa la condizione psichica dell’autrice nel momento in cui ha scritto questo testo. Probabilmente non ne esistono altri che ci fanno avvicinare in modo più immediato e vero allo stato d’animo di un suicida, soprattutto perché parlarne, nonché scriverne, è ancora un tabù. Sarah Kane al contrario ci offre forse un passo in più per cercare di capire, o perlomeno di avvicinarsi a coloro che non ci sono più… E tenere sempre un po’ le tende aperte.
Un’interpretazione di Fortunate Eccezioni Teatro. Mentra il brano consigliato in apertura è “Psychosis 4:48” della band inglese Tindersticks.
(Marina_SOPRoxi)