In letteratura sono descritte varie tipologie di gruppi di supporto per sopravvissuti al suicidio, con caratteristiche anche molto diverse tra loro: alcuni di essi sono condotti da sopravvissuti che hanno già vissuto l’esperienza di gruppo, in altri casi il conduttore è un professionista della salute mentale, altri ancora prevedono la presenza di entrambi.

Ci sono gruppi per soli sopravvissuti al suicidio e gruppi aperti alla partecipazione di persone in lutto in seguito ad altri tipi di morte, o ancora gruppi i cui membri sono suddivisi sulla base della relazione che avevano con il defunto (es. genitori, partner, ecc).

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I contenuti e le modalità di conduzione variano: ci sono gruppi orientati esclusivamente alla condivisione della propria esperienza, altri gruppi che prevedono anche interventi formativi e momenti di approfondimento teorico attraverso seminari, conferenze, ecc.

I gruppi sono generalmente “aperti”, ovvero a tempo indeterminato. La scelta di utilizzare gruppi aperti è legata a motivazioni organizzative (es. costituire un gruppo “chiuso”, nel quale i partecipanti iniziano e concludono insieme, non è semplice considerando che le richieste di aiuto possono arrivare in successione con un conseguente tempo di attesa per l’attivazione del gruppo), ma anche teorico-tecnico (es. la presenza nel gruppo di persone che stanno vivendo stadi diversi del lutto può avere del risvolti positivi sui partecipanti). L’impiego di gruppi “chiusi”, dove la durata degli incontri è decisa e condivisa all’inizio del trattamento, avrebbe degli indubbi vantaggi, non ultimo ridurre il rischio di dipendenza di alcuni, facilitare la coesione del gruppo per altri, ecc.

Poco si conosce sull’efficacia o al contrario sugli effetti negativi di tali interventi di gruppo. Ci sono alcune evidenze che individui con uno stile relazionale evitante (associato ad inadeguatezza e timore del giudizio negativo altrui, elevato grado di inibizione sociale, ad eccezione dei rapporti abituali e rassicuranti) avrebbero un esito peggiore quando partecipano a gruppi dove viene richiesta un’autoapertura, rivelazione di aspetti personali o la discussione e condivisione di aspetti emotivi.

Sembra che i sopravvissuti al suicidio trovino più utili e di più facile accesso i gruppi di mutuo-aiuto, dal momento che spesso provano sentimenti di rabbia e sfiducia nei confronti dei professionisti (della salute mentale) che non sono riusciti a impedire il suicidio (almeno nei sopravvissuti di suicidi che erano in cura psichiatrica). Un’altra ragione è anche legata alla sensazione che il suicidio possa essere pienamente compreso solo da altri sopravvissuti, da chi è stato toccato personalmente dall’esperienza.

Negli incontri di gruppo i partecipanti sperimentano il senso di appartenenza, che contribuisce a ridurre l’isolamento e la solitudine. Iniziare gli incontri, ma anche la semplice conoscenza dell’esistenza del gruppo di sostegno contribuisce a ridurre lo stigma. La presenza nel gruppo di persone con una esperienza di lutto più lunga, può risultare rassicurante per coloro che sono stati colpiti dalla tragedia da poco tempo, sia per l’apprendimento di strategie utili a gestire il dolore, ma anche per la speranza che la loro presenza può trasmettere al gruppo.

L’informazione e la conoscenza delle possibili cause del suicidio, attraverso dei momenti di psicoeducazione in gruppo o attraverso conferenze o letture specifiche, è utile a ridurre il senso di colpa e la vergogna, ma contribuisce anche a dare un senso alla morte. Una corretta informazione sui molteplici fattori che intervengono nella eziologia del suicidio permette anche di ridurre la paura di perdere di suicidio altri membri della famiglia. È stato inoltre osservato che aver avuto la possibilità di vedere la salma o le foto scattate dal medico legale, pur essendo una esperienza dolorosa, aiuta a riconoscere la realtà della morte e può prevenire fantasie irrazionali su di essa.

Una modalità di incontro di gruppo che si sta diffondendo sono i gruppi on-line sul WEB. Tale modalità di incontro di gruppo è particolarmente utile per le persone che vivono in contesti isolati, rurali o montani, dove la disponibilità e l’accesso a servizi tradizionali sono limitati.

Molti utenti di gruppi di supporto in Internet pur essendo impegnati anche in trattamenti di gruppo o individuali vis-à-vis passano anche sei o più ore alla settimana in internet per partecipare al gruppo online. Le caratteristiche più apprezzate dei gruppi di supporto disponibili in internet, che sono in parte comuni anche ad altre tipologie di lavoro gruppale, sono “la possibilità di offrire aiuto ad affrontare il dolore e la tristezza della perdita”, “avere un luogo sicuro per discutere di argomenti tabù”, “lo scambio di informazioni ed esperienze”, “avere l’opportunità di discutere temi legati al dolore”, “avere a disposizione un aiuto ogni volta che se ne sente il bisogno”, “contribuire alla prevenzione del suicidio e migliorare la salute mentale”,”aiutare a superare i periodi di vacanza (i periodi e giorni vuoti) e altri momenti difficili”,”essere in grado di aiutare altri che si trovano ad affrontare una perdita per suicidio”,”imparare a parlare di suicidio apertamente e pubblicamente, quando necessario”. Altre caratteristiche valutate positivamente dei gruppi di sostegno via internet sono la possibilità di mantenere la riservatezza e la disponibilità 24h x 7 giorni alla settimana.

Le persone in lutto di solito si rivolgono ai gruppi di sostegno in internet dopo aver cercato senza successo di trovare aiuto e sostegno da parte di familiari e amici, vivendo una realtà di stigmatizzazione e isolamento.

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