Il suicidio

Una delle numerose definizioni di suicidio quale “atto umano di auto infliggersi intenzionalmente la cessazione della vita” la dobbiamo a Shneidman. Altre manifestazioni suicidarie sono il tentativo di suicidio, definito come “un gesto diretto contro se stessi, con l’esito non fatale, per il quale c’è l’evidenza che la persona volesse in qualche modo uccidersi” e l’ideazione suicidaria, che comprende dai pensieri fugaci che la vita non valga la pena d’essere vissuta fino ad una concreta progettualità suicidaria. (continua) A tutt’oggi, nessuna teoria è in grado di chiarire da sola l’origine e la natura del suicidio, un comportamento che porta con sé ambiguità e motivazioni complesse, e che intreccia fattori psicologici, sociali, biologici, genetici, culturali e ambientali.

Nei Paesi industrializzati il suicidio è uno dei più rilevanti problemi di salute pubblica e rientra tra le prime dieci cause di morte nella popolazione generale ed è tra le tre cause principali di morte nelle persone tra i 15 e i 34 anni. Anche nei paesi del 2° e 3° mondo il suicidio rappresenta una problematica che sta assumendo una dimensione estremamente preoccupazione.

Dai rapporti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità si evince che dal 1950 al 1995 la percentuale di morti per suicidio è cresciuta globalmente del 60 per cento, e si stima che in tutto il mondo, nel solo anno 2002, sono morte 877 mila persone per suicidio – vale a dire un suicidio ogni 40 secondi – che corrisponde ad un tasso globale di mortalità pari a 16 suicidi ogni 100 mila persone. Tuttavia, se in media nel mondo ogni 40 secondi una persona si suicida, ogni 3 secondi qualcuno tenta di farlo. Il tentato suicidio si manifesta infatti con una frequenza da 10 a 20 volte maggiore del suicidio stesso, anche se non esistono dati ufficiali che rappresentino la reale entità del fenomeno.

Nonostante questi dati siano di per sé sconvolgenti, la frequenza dei comportamenti suicidari potrebbe essere maggiore, dal momento che nelle statistiche ufficiali alcune morti vengono registrate come “incidenti”.

E’ importante sottolineare che secondo le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità tenendo conto dell’invecchiamento della popolazione e di altri fattori, se non si interviene con politiche adeguate, entro il 2020 i suicidi nel mondo potrebbero aumentare a oltre un milione e mezzo.

Il suicidio può essere preceduto, di giorni, mesi o anni, dalle idee di morte o suicidarie o da un tentativo di suicidio; è stato infatti evidenziato che persone che tentano il suicidio hanno un rischio maggiore di morire di suicidio rispetto a chi non lo ha mai tentato. Le manifestazioni che precedono il suicidio, al di là di tale rischio, sono una comunicazione di grande sofferenza o un “grido d’aiuto” che deve essere raccolto e a cui è importante dare una risposta.


Esistono molte credenze o luoghi comuni attorno al suicidio che possono ostacolare la prevenzione dello stesso:


1Chi decide di togliersi la vita non ne parla con nessuno?
Generalmente si crede che chi realmente vuole suicidarsi non ne parli a nessuno. In realtà diversi studi hanno dimostrato che almeno il 70% delle persone che si suicidano prima di morire ne avevano parlato con qualcuno, in modo più o meno esplicito. Questo suggerisce che è fondamentale non sottovalutare mai le dichiarazioni di suicidio o qualsiasi altro segnale che esprima tale intenzione.

2Chi si suicida è “pazzo”?
La maggior parte delle persone che si suicidano soffrivano di un disturbo psichico, che in circa la metà dei casi era di tipo depressivo, o si trovavano in una condizione psichica caratterizzata da sentimenti di disperazione e dolore mentale. Tuttavia, in alcuni casi la morte non è riconducibile ad un disturbo diagnosticabile con la metodologia comunemente utlizzata in clinica.

3Un suicidio di un familiare aumenta il rischio di morire suicida?
Si è visto che la presenza di casi di suicidio nella propria storia familiare aumenta la probabilità di un altro suicidio tra i membri più vulnerabili della stessa famiglia. Tutto ciò è riconducibile sono in piccola parte alla genetica, in quanto l’ambiente culturale ed emotivo nel quale si sperimenta la perdita e il lutto e la qualità della vita successiva hanno un ruolo preponderante nel segnare il futuro della persona.

4Parlare apertamente di suicidio può essere pericoloso?
È importante non fare del suicidio un argomento tabù. Al di là dalle cause che hanno portato una persona a pensare al suicidio, questa persona sta sostanzialmente vivendo una crisi molto profonda, quindi l’analisi del problema aiuta a capire meglio la propria situazione, ad analizzare sotto altri punti di vista le possibili soluzioni fornendo comprensione e dunque una possibile soluzione. Quindi, parlare apertamente di suicidio non è pericoloso, può anzi rappresentare il primo passo della prevenzione di un suicidio.

5Una volta superata la crisi, è passato il rischio di suicidio?
Si crede spesso, sbagliando, che il rischio di suicidio scompaia appena i sintomi della crisi cominciano a migliorare. In realtà una parte dei suicidi avvengono nei tre mesi successivi all’inizio delle cure. Questo deriva dal fatto che il miglioramento avviene gradualmente e richiede tempo per stabilizzarsi. Inoltre persone che soffrono di depressione ricorrente (più episodi depressivi nel corso della vita) e manifestano ideazione suicidaria alla prima crisi è più probabile che la manifestino anche nelle crisi depressive successive.

6Una volta che una persona è a rischio di suicidio, lo è per sempre?
Anche se, come riportato sopra, una persona che ha tentato il suicidio ha una probabilità maggiore di tentarlo nuovamente, questo non significa che chiunque e in qualsiasi momento non possa essere distolto dal suicidarsi, e che attraverso un percorso di cura e/o di crescita personale non possa arrivare a superare tale problema.

7A togliersi la vita sono maggiormente le persone appartenenti ai ceti più poveri e disperati?
In realtà la depressione e i pensieri, sentimenti e comportamenti suicidari possono manifestarsi in persone di ogni età, sesso, razza, nazionalità, status sociale ed economico e credo religioso.

8Chi ha tentato il suicidio una volta, non lo tenta più?
Le statistiche sul suicidio dimostrano l’esatto contrario.

9Se qualcuno ha deciso di suicidarsi niente può fermarlo?
In realtà è emerso che il suicida vive una profonda ambivalenza. La maggior parte delle persone che pensano al suicidio in realtà non vogliono morire, ma allo stesso tempo non tollerano più la sofferenza per la vita che stanno vivendo. La distinzione può sembrare banale, tuttavia questo dimostra quanto sia importante aiutare la persona a rischio di suicidio a trovare una soluzione alla sua sofferenza.

10Il suicidio è un fenomeno che riguarda solo coloro che decidono di togliersi la vita?
In realtà il suicidio è una tragedia che riguarda tutti, e in particolare coinvolge profondamente i familiari e gli amici del suicida.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

SOSTIENICI